Pensieri&Progetti



I bambini di Atchanvé, Togo, Africa

La prima volta che sono andata ad Atchanvé, dopo circa un’ora di viaggio su una strada sterrata, vedevo solo vegetazione alta e qualche baobab più alto degli altri, e pensavo: “non può esserci qualcosa in mezzo a tutto questo, non può esserci vita…”.
E invece poi la vegetazione si è diradata e sono apparse alcune capanne, capanne isolate, bambini, donne che tornavano dal campo con un carico di legna sulla testa… e poi un villaggio…
Ecco, Atchanvé è il posto più sperduto che ho visitato, ma è quello dove ho lasciato un pezzetto di cuore, quello di cui mi sono innamorata…

Mi sono innamorata dei colori, del paesaggio, ma soprattutto dei bambini, tanti, sorridenti, gioiosi… i bambini che non avevano veramente niente, ma che non si sono risparmiati nel regalarmi sorrisi, e abbracci e bisbigli incomprensibili nelle orecchie…

Gli abitanti del villaggio di Atchanvé, Togo, Africa
E quando sono andata in giro per il paese, e ho visto dove e come vivevano quelle persone, ho anche incontrato tanti bambini dei “miei”, quelli che qui avrei incontrato in stanza di terapia, e che lì erano per strada, nelle capanne, e forse non sapevano neanche cosa sia la terapia o che potrebbero averne bisogno… e poi quando le persone del posto hanno capito quale fosse il mio lavoro in Italia, allora sono venuti loro da me, a chiedere un parere.

Così ora che mi appresto a tornare in Togo, ora che ho deciso di spendere un tempo lungo della mia vita lì, in quel paese, ora raccolgo i miei pensieri, rimetto insieme e chiamo a memoria le emozioni, impressioni, rabbie, l’impotenza vissuta nel non poter far niente per cambiare le cose… e penso a tutto quello che vorrei fare.

Bambini del villaggio di Atchanvé, Togo, Africa
Intanto vorrei andare in giro per quelle capanne, infilarmi nelle loro case e andare a “scovare” tutti quei bambini che sicuramente ci sono, ma che forse in pochi sanno che esistono… vorrei andare a trovare quelli malati, quelli per cui è possibile fare qualcosa.. e vorrei poi creare un posto che sia un punto di riferimento per le famiglie... non un centro di riabilitazione, ma un posto dove andare a chiedere, e intanto provare a sensibilizzare al “concetto” di riabilitazione, inteso come sostegno alle capacità residue del bambino per portarlo ad una migliore qualità di vita possibile rispetto alle sue necessità e particolarità ...e, forse prima ancora, aiutare a riconoscerle, le capacità e particolarità…
Creare un posto lì, nel villaggio di Atchanvé, perché sia un punto di riferimento per i villaggi vicini, e poi individuare delle strutture che operano già sul territorio, forse in città, con cui attivare collaborazioni in termini di invio dei bambini, ma anche di scambio di informazioni.
Ad Atchanvé sarò ospite delle suorine di Notre Dame de l’Eglise. Lì loro hanno una scuola, e poi aiutano nella Posta Sanitaria e nei vari lavori della parrocchia.

Bambini africani disabili che necessitano di cure riabilitative


Quindi il mio primo aggancio con la popolazione… a scuola potrò conoscere i bambini, e imparare le abitudini, i modi di vivere, di fare e non fare. Nell’infermeria vorrei collaborare con le ostetriche che vedono nascere i bambini. Mi piacerebbe attivare un follow up per tutti quei bambini che hanno presentato problematiche durante il parto ed individuare precocemente eventuali problematiche e poter indirizzare verso le strutture più idonee.

Ecco... questi sono soltanto alcuni dei miei pensieri, progetti… forse sono soltanto i miei sogni, tutto quello che mi piacerebbe fare, tutto quello che mi porto nel cuore...

Ma i sogni, come le idee, vanno coltivati e difesi, ed io lo so che sarà tutto molto difficile, e forse anche molto poco probabile da realizzare, ma ci credo e ci voglio credere, e spero che qualcuno vorrà crederci insieme a me...

Bambini africani del villaggio di Atchanvé, Togo

E quella che alla fine racconterò sarà 
una storia che adesso è tutta ancora da inventare,
ma so che non sarò soltanto io a scriverla…

Grazie,

Vania





1 commento:

  1. Ciao Vania, mi chiamo Simona e sono una "nuova" amica di Antonella. Sto imparando a conoscerti attrverso il tuo blog e sono letteralmente colpita dalla tua forza e dal tuo coraggio. Permettimi di aiutarti nel mio piccolo, mettendo a disposizione le mie capacità di fund raiser per realizzare un progetto con Trisomia 21 con la speranza di aiutarti a realizzare un bellissimo sogno!!

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