martedì 23 ottobre 2012

Centro Medico Sociale Saint Paul Gapè - Atchanvé.... a proposito di salute

Centro cure mediche di Atchanvé - Togo
Centro Medico Sociale Saint Paul Gapè - Atchanvé


Cari amici,
eccomi a raccontarvi un po’ della salute... è molto difficile, qui è tutto veramente troppo diverso rispetto a noi... ma soprattutto è la mentalità di questo villaggio che spesso mi lascia perplessa: le persone di Atchanvé non amano farsi curare. Suor Jacqueline, la suora infermiera responsabile del centro di salute, continua a dirmi che io non posso capire, e che lei stessa non capisce... che in tutta la sua carriera di infermiera non ha mai trovato un villaggio così ostile alla salute... 
C’è da dire che il dispensario è aperto soltanto da quattro anni, e prima non c’era niente e nessuno... anzi c’era un signore che curava a casa, non si sa bene come,  per il resto ci si curava (e purtroppo ci si cura ancora) soltanto con le erbe e con quel che si trova...
In questi quattro anni sembra che le cose siano molto migliorate, anche se c’è ancora molto da fare.
Ora vi racconto un po’ come è organizzato e come funziona il dispensario. Ci ho trascorso e ci trascorro molto tempo. All’inizio non capivo niente, ora invece ho capito come funzionano le cose, cosa succede quando arriva un malato... quindi posso provare a spiegarvelo...
Come vi ho già detto la responsabile è suor Jacqueline, infermiere di stato... in pratica fa quello che da noi fanno i medici, cioè è lei a fare le consultazioni, e quindi è medico generico, ma anche pediatra, ginecologo, ostetrica e all’occorrenza neonatologo...
Insieme a lei c’è Cesaire, infermiere permanente... anche lui fa più o meno le stesse cose... la differenza tra “di stato” e “permanente” è che l’infermiere di stato ha fatto una vera scuola, sui banchi, con la teoria... il permanente ha fatto solo tre anni di pratica, direttamente sul campo...
ma poi quando sono in servizio la differenza è minima, a parte gli anni di esperienza.
Poi ci sono le ostetriche, Florence e Elisabeth, loro non fanno le consultazioni, ma fanno quello che da noi fa un infermiere: iniezioni, flebo, presa dei parametri... e tutta la parte della Consultazione PreNatale (CPN), il monitoraggio della crescita dei bambini (CPC) e le vaccinazioni... oltre ovviamente i parti... Elisabeth si occupa anche della farmacia.
Tutto questo in teoria. La realtà di oggi è che Elisabeth ha lasciato il lavoro per seguire suo marito, una vera “scelta d’amore” che mi ha colpito molto... e Florence in questi giorni ci sta lasciando... quindi siamo in cerca di una nuova ostetrica.
Intanto io ho preso il ruolo della farmacia, e cerco di dare mano per quel che posso.
Quindi vi racconto cosa succede quando arriva un malato.
Il centro si trova in una zona un po’ appartata... i malati arrivano a piedi o in moto, che sono gli unici mezzi di trasporto in questo villaggio... è aperto dal lunedì al venerdì dalle 7,30 alle 15 e il sabato fino alle 12... se un malato arriva fuori orario viene a cercare suor Jacqueline a casa... quindi è sempre aperto... anche la notte c’è sempre qualcuno di guardia, oppure il guardiano stesso viene a chiamare la suora a casa...
Non sono soltanto le persone di Atchanvé a frequentare il centro, ma il servizio copre un’area molto vasta di villaggi e villaggini...
All’arrivo viene chiesto se il paziente ha il “carnet”... è un libricino dove si scrive il nome, l’età, sesso, provenienza... e poi ci sono le pagine bianche per scrivere le consultazioni e le prescrizioni di medicinali... se il paziente non ha il suo carnet allora gliene diamo uno nuovo... questo vuol dire che è la prima volta che viene da noi, oppure che ha perso il suo carnet... e questo è abbastanza facile.
Quindi si prende la temperatura e il peso... agli adulti anche la pressione arteriosa... tutto questo avviene nella sala di attesa.
Ecco due foto: pazienti in sala d’attesa e la presa della pressione.


Centro medico in Togo

Quando il paziente ha tutte le informazioni scritte sul suo carnet allora passa alla sala di consultazione.

consultazione medica presso il dispensario della missione in Togo

Qui l’infermiere fa la consultazione, cioè la visita. Si interroga il malato sui sintomi e sulla durata della malattia... è qui che quasi sempre si scopre che i sintomi ci sono da alcuni giorni, difficilmente meno di cinque. Questa è una cosa che all’inizio mi lasciava un po’ stupita, ma ora mi stupisco del contrario... quando arriva qualcuno che dice che è malato soltanto da uno o due giorni, la maggior parte delle volte non è di Atchanvé. Ormai i malati che non sono di Atchanvé ho imparato a riconoscerli appena entrano... non so spiegarvi, ma hanno proprio un’attitudine diversa.
Le malattie più frequenti sono la malaria e i disturbi di pancia... la famosa “pancia africana” che anch’io sto facendo mia, pancia abitata da un certo numero di parassiti e animalini...per questo le analisi che più frequentemente vengono fatte sono il test per la malaria e le analisi delle feci... a proposito di analisi occorre aprire una parentesi: c’è un laboratorio per le analisi, ma il tecnico di laboratorio (che sta terminando la formazione all’ospedale) viene soltanto il sabato mattina... quindi le analisi vengono prescritte, ma intanto si comincia la cura senza aspettare i risultati... per la malaria esiste un test rapido: si buca il dito del malato e si mette una goccia di sangue in uno stick, poi con un reagente si aspetta il risultato... altrimenti si fa il solito prelievo e si prepara già il vetrino per il tecnico che arriverà sabato, e si chiede al malato di tornare sabato mattina per avere il risultato.
Dopo che l’infermiere ha fatto la prescrizione e riempito il suo grande registro, allora si passa dalla farmacia per comprare le medicine prescritte... anche qui occorre registrare tutto... questo era il lavoro di Elisabeth... ora quando sono qui sono io a farlo, altrimenti anche questo tocca a suor Jacqueline o a Cesaire... si fa una ricevuta e si mettono le medicine dentro un sacchetto... le medicine vengono vendute sfuse, soltanto il numero che serve... a volte il denaro non basta per tutte le cose prescritte, allora si deve fare una cernita, si dà soltanto parte dei prodotti, o quelli che bastano per i primi giorni, e poi quando trovano i soldi allora vengono a prendere il resto.
Poi occorre dare la posologia, cioè con un pennarello si disegnano tante linee quante pasticche bisogna prendere... ad esempio una la mattina e una la sera, allora una linea in cima e una in fondo al blister...
Questa cosa di dare la posologia io non sono capace di farla, perché non so parlare in ewe, e la maggior parte delle persone che arrivano al centro non capiscono il francese... a volte è veramente molto difficile, soprattutto con le persone anziane.
Questa è suor Jacqueline che cerca di spiegare ad una vecchietta come prendere le sue medicine.

Viste mediche in Africa

Quindi io adesso cerco di fare tutto quello che prima faceva Elisabeth alla farmacia, le ricevute, la distribuzione delle medicine, la chiusura della cassa... almeno fino a quando non verrà sostituita e per cercare di alleggerire il lavoro di suor Jacqueline e di Cesaire... ecco una foto di Elisabeth alla farmacia.

farmacia centro medico africano

Accanto alla sala di consultazione ci sono altre due piccole stanze... una è la stanza delle iniezioni, dove c’è un lettino per far stendere i pazienti e fare appunto le iniezioni, l’altra è la sala delle medicazioni, dove vengono fatte tutte le medicazioni, le suture e tutte quelle cose lì.
Questo è Cesaire mentre medica un bambino che è caduto e si è fatto male alla testa, non so quanti punti di sutura aveva.


Cure mediche Africa

Tante delle persone che arrivano qui hanno bisogno di fare le flebo... è una cosa che viene prescritta spesso... la cura delle forme di malaria più grave viene fatta in endovena, e poi si aggiungono sempre le vitamine, che non fanno certo male.
Così c’è una sala con tre letti per i pazienti che devono fermarsi per fare le flebo... quelli che vengono da più lontano scelgono di restare anche per la notte, gli altri arrivano la mattina, fanno la flebo e tornano a casa.
Ecco una foto:
Cura malaria con flebo in Africa

A parte tutto questo c’è il “reparto maternità”, se così possiamo chiamarlo.. cioè tutto quello che ha a che fare con la gravidanza e il parto. 
Premetto che solo un piccolo numero di donne decide di venire a fare i controlli prenatali (che qui si chiama la CPN) e ancora meno vengono a partorire al centro... la maggior parte dei parti avviene a casa, senza assistenza e in condizioni veramente poco igieniche... sapete che al villaggio non c’è elettricità, non c’è acqua se non quella che si va a prendere alla pompa... le case sono capanne di fango, tetti di paglia, animali che circolano... quindi vi lascio immaginare quanti e quali rischi si corrono a venire al mondo qui... senza tener conto del fatto che se succede qualcosa, se c’è una complicazione, l’ospedale più vicino è a un’ora e mezzo di moto e spesso è impossibile trovare un'automobile al villaggio, fatta eccezione per quella della Parrocchia, che spesso è impegnata..
Da quando sono qui ho già assistito alla morte di almeno tre bambini durante il parto, perché hanno aspettato troppo prima di andare all’ospedale... spesso infatti, quando i malati vengono inviati in ospedale perché hanno qualcosa che qui non si può curare, rifiutano di andare, oppure aspettano, e qualche volta è troppo tardi... Jean Claude, un bambino di tre anni che veniva a scuola da noi è morto sulla moto... hanno aspettato troppo prima di partire e lungo la strada non ce l’ha fatta, ha semplicemente smesso di respirare... e sono tornati indietro...
Ma torniamo alla CPN, la consultazione prenatale, viene fatta una volta al mese, a partire dal terzo mese. Vengono presi temperatura, peso, pressione... poi si misura la pancia con il centimetro da sarta, e questa è la misura per sapere l’età gestazionale... si prende il battito fetale con quell’attrezzo che si appoggia sulla pancia, dovete scusarmi, ma non conosco il termine tecnico... si fa l’analisi dell’albumina con uno stick istantaneo delle urine e poi si fa la visita ginecologica... tutte le informazioni vengono raccolte in un carnet, un libretto apposta che accompagna la donna fino al parto.
Ecco alcune foto della stanza della CPN.

Visita delle gestanti in Africa


Gestante - controllo gravidanza in Africa


Ascolto del battito fetale in gravidanza

Ho pensato molto se fosse il caso di fare una foto durante un parto, Suor Jacqueline mi ha detto che potevo farlo, ma io non ero troppo convinta di entrare in un momento tanto intimo e delicato... ma tutti i miei dubbi sono stati vinti dal caso... da quasi un mese non si hanno nascite al centro, e quindi dovete accontentarvi di una foto della stanza vuota...


Sala parto del centro medico in Africa

Dopo il parto le donne restano in una stanza che si trova di fronte alla sala parto, se non ci sono complicazioni particolari stanno lì almeno un giorno, e qualcuno della famiglia si ferma sempre con loro...
Ecco, così abbiamo finito il giro del centro..
Ah, ho dimenticato di mettere le foto del laboratorio: questo è Koffi al lavoro…

Laboratorio analisi del centro medico in Africa

Più o meno vi ho raccontato tutto quello che succede dentro il dispensario.
All’inizio è stato molto difficile per me restare lì... non capivo molto bene cosa succedeva e poi mi sembrava tutto così incredibile... da noi quando siamo malati corriamo dal dottore, andiamo in ospedale ed esigiamo assistenza, competenza, velocità.
Qui c’è tutto servito ma la gente non arriva... ci sono dei giorni in cui si vede un solo malato durante tutta la giornata.
All’inizio ho pensato fosse un problema di soldi, visto che si paga tutto... ho pensato che la gente non arrivasse perché non aveva i mezzi per farlo.
Poi ho pensato che è una questione di priorità, la salute non è prioritaria, se per portare il mio bambino in ospedale devo lasciare il lavoro nel campo rischiando di non aver niente da mangiare, allora in ospedale non ci vado, o almeno aspetto...
Poi mi sono resa conto che è proprio una questione di mentalità... è successo con Gerome, un bambino della scuola che è caduto e si è rotto il braccio, frattura scomposta... la suora lo ha immobilizzato, dato gli antidolorifici e mandato in ospedale per fare la radiografia e mettere il gesso... ma il suo babbo non ha voluto, ha detto che lo avrebbero curato a casa, con le erbe, “all’africana”... io non capivo, ho chiesto alla suora, siamo andati a parlare con il babbo e io mi sono offerta di pagare le spese mediche, perché non potevo proprio accettare che Gerome restasse così a casa... è un bambino intelligente, molto in gamba, uno dei primi della sua classe...
Ma il babbo ha detto no, che non è una questione di soldi, ma che a casa sua si fa così... il gesso in questo villaggio è visto come una maledizione... e così Gerome è rimasto a casa, almeno hanno accettato gli antidolorifici... e il suo braccio è rimasto un po’ stortino, si vede proprio lo spunzone dell’osso che non si è saldato bene.
Mi ha fatto tanta rabbia, ma è stata una lezione per capire che con i soldi non si può comprare tutto e che ci vuole tanto tempo per cambiare il pensiero delle persone.
Ogni tanto mi rendo conto di essere persa in un buco di mondo, lontana da tutti, da tutto, dove tutto è diverso e straniero... ma poi mi accorgo che le persone sono persone, che vivono e soffrono proprio come me, come si fa dall’altra parte del mondo... solo che qui ci sono molte meno possibilità, molti meno mezzi e opportunità... molto meno da scegliere.
Se stai male, se stai male veramente, se c’è un’emergenza, rischi di morire solo perché non c’è una macchina disponibile per portarti in ospedale.
Mi piacerebbe tanto regalare a questa gente un’ambulanza, che qui deve essere un’automobile attrezzata, che sia sempre qui, sempre pronta e disponibile per correre quando c’è bisogno. Spero di riuscire a realizzare questo progetto, ma so che ci vorrà tempo... lo sto soltanto pensando...
Vi farò sapere...
A presto,

Vania






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